Granducato ormai dedito all'agriturismo, B&B e ammennicoli vari

Rinnego tutto ciò che ho scritto, anzi, ritengo proprio di non averlo scritto io o forse si. Non ricordo.
Soffrendo di varie malattie che mi portano ad una distorsione della personalità, non posso essere ritenuto responsabile di quanto pubblicato.
E comunque, siete venuti sin quà per leggere qualcosina o per farmi causa?
"Azzo, come siete permalosi.


venerdì 30 dicembre 2011

MOLETANIA CALLING


“E cari ascoltatori di Radio Moletania Libera , benvenuti finalmente ad un nuovo appuntamento con Moletania Calling , la trasmissione giovvvvvvane per noi giovvvvvvani cinquantenni, condotta da Flebo e Enzo Ragusa detto Turbominchia. Ciao Turbo, come te la sei sfangata questa settimana’”

“Ciao Flebo, guarda non me ne parlare. E’ stato tutto un rullarmi nei problemi; mi si è rotto lo scaldabagno a casa e ho preso un gran freddo. Non so se si può dire alla radio, ma sono gonfio come una zampogna e sto scoreggiando come un porco nell’ebi”

“Ah bene, caro Turbo, è un piacere stare qui con te. Intanto che apro la finestra, direi che è arrivato il momento di mandare in onda i pezzi più trasmessi dalla nostra radio in questa settimana. Non sono in ordine di gradimento, a questo ci penserete eventualmente voi.
E adesso, care compagne e cari compagni, cominciamo con un classico, cosa ne dici Turbo ?”

“Si, non diamoci tante arie  e direi di partire alla grande. Sto pezzo è un gran bel viaggio. Oooooh Flebo, non aprire così tanto che prendo ancora freddo” .



giovedì 29 dicembre 2011

IL RIPOSO DEL GUERRIERO - PART UAN

Prima o poi doveva succedere di nuovo, ma questa volta sono in difficoltà. L’ultima volta era successo circa 12 anni fa.
Per carità, era anche simpatica, ma fisicamente non era un gran che e per questo motivo non aveva riscosso un gran successo. Ma come dice il buon Alexander , in fondo, che cosa è il “gran che”?
Come lo possiamo definire ‘sto “gran che”? 

In questi casi però l’aspetto fisico ha la sua importanza, per non dire che è preponderante rispetto a tutto il resto. Se sei simpatica è un buon inizio, ma se parli quasi esclusivamente palermitano stretto, se sei piena di brufoli, bassina, affetta da strabismo di Venere (per usare un eufemismo), piatta di seno, con i capelli unti  e grassoccia, non puoi pretendere di fare sfracelli nell’esercitare il mestiere più vecchio del mondo.  Insomma, anche se lo eserciti in Moletania, per alzare due lire (e non solo quelle) dovrai pur essere un minimo gnocca, no ? 
Da noi magari basta anche poco poco, ma devi avere un inizio di "figaggite" , devi essere un poco vezzosa; avere quel non so che di "troiaggine" che a noi maschietti fa aumentare il volume dei boxer e diminuire quello del portafoglio.
E se non hai completamente (?) queste caratteristiche,  avrai delle gran doti nascoste;  ma nascoste molto bene.  

Comunque si chiamava Enza, fisicamente ve l’ho già descritta, le piaceva molto mangiare lupini  e giocava benissimo a scacchi; ma questo ancora non lo sapevo.
Quando si presentò al Palazzaccio per illustrare il motivo del suo soggiorno, mi dichiarò di voler diventare la “bocca di rosa” preferita da tutti i Moletaniani e che era sua intenzione di fermarsi da noi per tanto, tanto, tanto tempo.
Io la guardai e sinceramente, tra me e me,  sollevai molti dubbi. Ma forse non avevo capito bene; con un giro di parole cercai di approfondire l’argomento per capire esattamente che cosa intendesse fare in Moletania. A differenza mia, lei non fece nessun giro di parole e rispose:  “la bottana”.
“Azzo” dissi io e cercai di oppormi con tutte le mie forze, per ovvi motivi di convenienza;.in Moletania non c’erano “bottane” e questo non era il momento giusto per iniziare questa nuova attività imprenditoriale perché una spiata ci aveva informati che, di li a pochi giorni, sarebbe venuto a farci visita il famoso predicatore Gaspare del Syncerus.

sabato 24 dicembre 2011

TRADIZIONI NATALIZIE PARTE TERZA OVVERO MAGNIFICA DITTATURA

 
E siamo arrivati alla vigilia. E come tutte le vigilie di Natale ci si dedica ai bambini.
In Moletania i bambini sono considerati la nostra macchina del tempo . Questa macchina del tempo funziona benissimo ed è facilissima da usare; non serve nemmeno una grande tecnologia. Basta mettersi al loro livello e non pretendere che siano loro a comportarsi come dei piccoli “me”. Noi dobbiamo diventare piccoli, e ricordarci di come eravamo .

C’è stato un periodo d’oro su questa nostra terra, un tempo in cui non si diventava mai adulti; certo si cresceva fisicamente, ma mentalmente non si abbandonava mai l’età preadolescenziale, al massimo si arrivava alla pubertà, per ovvi motivi di riproduzione .
In quel periodo non esistevano ancora parole come violenza, odio, guerra, filosofia, furto, omicidio, lavoro, logica, scienza, denaro, fame, affari, tornaconto.
Si viveva, e basta. Si mangiava, e tanto bastava. Si giocava; poi si dormiva, e basta.
“E il domani ??????”
“Sarà uguale a oggi.”
“Ma non sei preoccupato ?????”
“E di cosa dovrei preoccuparmi ?”
In quel periodo vedevi tranquillamente cinquantenni che giocavano alla cavallina con ottenni, non per fargli piacere, ma perché in fondo avevano la stessa età, la stessa mentalità e la stessa goduria nel farlo.
I piccoli (fisicamente) nuotavano nei laghi con i Grandi (Fisicamente) e si spruzzavano l’acqua a vicenda. Con la stessa goduria.
I Grandi (Fisicamente) si arrampicavano sugli alberi e tiravano qualcosa addosso ai piccoli (fisicamente). Con altrettanta grande goduria.
E si stava su questa terra, tutti quanti assieme, senza divisioni, senza differenze, senza film per adulti o libri per piccoli.
Perché eravamo tutti piccoli e i piccoli comandavano il mondo.

venerdì 23 dicembre 2011

TRADIZIONI NATALIZIE PARTE SECONDA OVVERO PRENDI LA BESTIA


Ogni festa nazionale che si rispetti deve avere un intermezzo dedicato agli animali; c’è che si affida alle parate a cavallo, chi alle corride taurine, chi all’esposizione del trota .
Anche la Moletania non fa eccezione  e quindi tradizione vuole che uno dei momenti più divertenti del periodo natalizio sia “l’inseguimento e la cattura del Mammifero Artiodattilo Suide ovvero acchiappa il cinghiale”.

Non pensiate che  le strade della Moletania, dopo ‘ste belle nevicate,  possano essere pulite approfonditamente, facendo passare gli spalaneve e gettandoci sopra del sale. La pulizia è approssimativa, anche perché i bambini si divertono da morire con tutto quel ghiaccio e poi perché il giorno 23 del dicembre di ogni anno, intorno alle quattordici,  viene liberato un cinghiale per le strade del borgo principale di Moletania (Il Castello). Tutti gli abitanti devono cercare di prenderlo mentre cerca di scappare per le strade, che in questo periodo dell’anno sono larghe non più di un metro e mezzo e di fianco ci sono ammucchiati due o tre metri di neve. In pratica sono vere e proprie piste da bob.

L’inseguimento del cinghiale è uno degli avvenimenti tradizionali più popolari e seguiti ; c’è persino una diretta radiofonica di Radio Moletania.  Il cinghiale  deve essere giovane e non appesantito, agile e scattante, gli si legano alla coda dei campanellini che lo facciano scappare più velocemente,  ma soprattutto deve essere bianco.
Non crediate sia facile prendere al volo un cinghiale bianco che ti scappa da tutte le parti, con i campanelli che lo fanno imbufalire,  mentre lo insegui imbottito di ogni palandrana possibile e immaginabile, con ai piedi le ciaspole o meglio ancora i ramponi.
E’ praticamente uno slittino bianco, con la sua bella pancina rosa, che scivola da tutte le parti; veloce come  Armin Zoeggeler ,  mimetizzato come Rambo, ringhiante come James Brown dei tempi migliori. E dietro praticamente tutto il popolo, che lo insegue.
Già di suo, il cinghiale è un animale scaltro, furbo e veloce. Se poi aggiungiamo che prima di liberarlo lo scioliniamo per benino e il mimetismo ottenuto dal paesaggio innevato, allora diventa praticamente imprendibile. E, infatti, regolarmente, ogni anno il cinghiale riesce a scapparci e nel circondario di Moletania c’è ormai la più grande colonia di cinghiali bianchi del mondo, anche perché, essendo un animale sacro, nessuno si azzarda a toccarlo.

Il cinghiale anche quest’anno si farà la sua bella scivolata, i bambini si divertiranno da matti, suderanno e si prenderanno una sana influenza, i grandi si massacreranno i polpacci con le punte dei ramponi e infine lo stesso cinghiale troverà uno spiraglio dove potersi infilare e scomparire dalla nostra vista.
Noi faremo finta di arrabbiarci, ci daremo la colpa a vicenda e poi andremo tutti al Circolo, perché dopo la  corrida del Suide, per forza di cose si deve bere il vin brulè e cantare l’inno nazionale:
White Christmas.
A questo piccolo incontro al Circolo, un anno abbiamo persino invitato Jim Carrey che si è regolarmente presentato truccato da Grinch  e già bevuto per conto suo. Ci è costato un sacco di soldi, ma ne è valsa la pena. Ci ha fatto morire!  ci ha raccontato un sacco di barzellette, come solo lui sa fare,  peccato però che nessuno dei presenti capisse una sola parola di inglese. Intuito questo, si è messo a fare boccacce e gestacci .

Il fine pomeriggio del giorno 23 viene poi dedicata agli ultimi acquisti, fatti con calma, senza correre, perché correre su una lastra di ghiaccio vivo di dieci centimetri, non è sempre salutare.
L’unico emporio però si riempirà di gente, ubriaca di vin brulè, grondante sangue, con il moccio al naso e con una puzza insopportabile di cinghiale.

Ah, il Natale in Moletania è una cosa meravigliosa. E ancora manca l’avvenimento più importante: la dittatura dei bambini.

giovedì 22 dicembre 2011

TRADIZIONI NATALIZIE PARTE PRIMA OVVERO TRASCORRERE UN TRANQUILLO NATALE IN MOLETANIA

 
Finalmente è ormai Natale  e anche quest’anno ci sono arrivato vivo. E’ già un risultato positivo. 

In Moletania il Natale è festa nazionale, perché è il giorno del mio compleanno. Per tutta la vita mi sono sentito dire “Che sfortuna nascere proprio il giorno di Natale : ti fanno un regalo anziché due”.  In effetti, fatto un conto veloce, posso dire che per questo motivo ci ho rimesso qualche migliaio di euro in regali, ma non cambierei il giorno del mio compleanno, con nessun altro giorno del calendario.
Il Natale è un periodo speciale, soprattutto se trascorso in Moletania perché la Moletania è la patria del Vero Natale e delle sua liturgia più ancestrale.

Al bando i presepi e i Babbi Natali; da noi è la festa della luce, dell’inverno, dello stare insieme e della neve.  E infatti l’altra sera ha iniziato a nevicare e in poco più di mezz’ora ne ha fatta la bellezza di ottanta centimetri.
La Moletania è molto esposta ai venti del nord e quando questi soffiano nel periodo invernale, spesso va a finire a neve: ma non una spruzzatina, tanta-tanta-tanta neve.

Gli anziani dicono che in questi ultimi anni nevica molto meno che non in passato; che quando loro erano giovani, per uscire di casa dopo una nevicata, erano costretti a scavare dei tunnel che a confronto il San Bernardo sembra una pista per le biglie.
La neve arrivava abbondantemente sopra i portoni d’ingresso delle case; si stava rintanati dentro un paio di giorni, ma poi, per colpa delle necessità  impellenti, si era costretti ad uscire o dalla finestra del primo piano ( e si finiva infognati nella neve fresca e se ne usciva solo al prossimo disgelo) oppure si scavava nel ghiaccio azzurrognolo e si sbucava chissà dove e chissà dopo quanto tempo. Una vitaccia che nemmeno Messner vorrebbe fare .  
Un altro problema poi era quello di cercare di far uscire i vitelli o le mucche dalle stalle, facendoli transitare dal tunnel, perché ci restavano regolarmente incastrati dentro.  Cercare di spingerli era tempo perso, per cui o si liberavano da soli (continuando ad espellere escrementi, riacquistavano una linea più “filante”),  o si tramutavano direttamente in carne congelata da brodo (credo che nota ditta Montana abbia preso spunto da noi per la sua carne in scatola) . 
 Di neve ce ne sarà anche di meno, ma ce n’è sempre tanta e quindi bisogna organizzarsi in qualche modo per passare un piacevole periodo natalizio. E di giocare a Monopoli, sinceramente non ne possiamo proprio più.  
  
Da noi il Natale non è la festa della natività, ma è ancora la vecchia e buona festa della luce del solstizio d’inverno. Molte luci, di ogni tipo, di ogni forma e colore per vincere il buio e il freddo. Lo vuole la tradizione.

Non abbiamo quindi presepi morenti nelle nostre case, ne viventi sparsi per i borghi, anche perché con sto freddo, all’aperto di vivente non ci resterebbero nemmeno i peli delle ascelle. Qui il ghiaccio brucia tutto, peggio del Napalm.
Abbiamo però molti alberi natalizi,  tutti pieni di luci colorate, intermittenti e abbaglianti; le luminarie poi sono ad ogni angolo di strada e in ogni casa.

La tradizione vuole che ogni anno, per colpa di queste luminarie e delle candele accese, almeno una casa vada a fuoco o almeno abbia un principio d’incendio. Quando questo succede, la voce si sparge subito per i borghi e tutti gli abitanti accorrono.
So cosa state pensando: “Lo faranno per aiutare a spegnere l’incendio”. Col ciuffolo, lo fanno per assistere allo spettacolo : le tradizioni vanno rispettate. Anzi l’incendio lo spengono a malavoglia persino i proprietari della casa, e a volte nemmeno subito. Si aspetta un attimino per dare soddisfazione agli spettatori non paganti, per farli contenti, per farli passare in compagnia una bella mezzoretta.
Si dovrà pur fare qualcosa tutti quanti insieme, nel periodo natalizio. Mica si può stare segregati in casa per due settimane di fila, con i tunnel scavati nel ghiaccio che si riempiono di vitelli scagazzanti, a giocare sempre a tombola . Dalla noia germoglierebbero anche i fagioli.
E poi sarebbe alienante, soprattutto per i più piccoli.

Perciò si cerca di inventarsi qualcosa di interessante per trascorrere gioiosamente il Natale in compagnia e all’aria aperta. Ultimamente avevamo costruito un trampolino per il salto con gli sci, proprio a ridosso del burrone Tremendissimo e lo stesso hanno fatto gli abitanti della Scavolonia .  Contemporaneamente avrebbero dovuto lanciarsi i concorrenti dal trampolino della Moletania e dal trampolino della Scavolonia, e, naturalmente, avrebbe vinto chi dei due fosse atterrato nell’altra nazione, oltre il burrone, il più lontano possibile. Questo titolo è rimasto però sempre vacante, perché i concorrenti ci finivano regolarmente dentro . Mi ricordo che solo una volta, il nostro campione ed il campione della Scavolonia, si erano dati uno slancio fortissimo e il salto prometteva un buon risultato, ma purtroppo i due sciatori avevano scelto la stessa traiettoria e finirono spiaccicati uno contro l’altro e poi giù, dentro al burrone.
I malcapitati non li andiamo nemmeno a cercare di recuperare, perché il burrone è profondo circa duemila metri e ora che siamo arrivati giù, se fossero sopravvissuti sarebbero morti di fame o sbranati dalle terribili Durso, che sono tremende bestie carnivore, che vanno ghiotte di carne d’allenatore e che vivono all’interno del burrone. Ma questa è un’altra storia.   

Visti i risultati ottenuti e lo scarso gradimento dei Moletaniani, abbandonammo anche questo passatempo natalizio e passammo ad altro.

mercoledì 21 dicembre 2011

PARLAMENTO : LUOGO SACRO


Cari amici,

in questa occasione, mi corre l'obbligo di fare ammenda e di rendere pubblico ciò che ho sempre tenuto nascosto anche a mia moglie e ai miei figli.

Nel lontano 1998, in rappresentanza della Moletania, sono stato ospite del parlamento padaniano, invitato dall'allora presidente Speriamoneimeloni.
A quei tempi, i rapporti tra la padaniani e Moletaniani non erano tesi come lo sono attualmente.

Il loro parlamento non si radunava ancora a Vicetia, ma alla Trattoria dei Frodafisco di Cusano Milanino, che dista appena 8 chilometri da Milàn . Vista la distanza esigua e visto il livello economico altrettanto esiguo dei parlamentari padaniani, il tragitto veniva fatto in bicicletta. Il meno fortunato era tale Geminix, che venendo da Brembate di Sopra, si era fatto due polpacci come Eddie Merks ed era anche più dopato di lui.

La Trattoria era un locale alla buona e il gestore, Alfredo Guttalix,  aveva un linguaggio italico-lombardo ben mischiato, con più parolacce che vocali e nemmeno sua moglie lo comprendeva. Però aveva dei gesti molto chiari ed eloquenti.
Il piatto era unico, nel senso che era quello per tutti i giorni dell'anno : polenta e osei. La polenta conteneva una dose elevata di scarti di segheria e per quanto riguarda gli osei, non voglio nemmeno sapere a quale razza ornitologica appartenessero.  Sta di fatto che erano dotati di un becco a mò di scarpa e una apertura alare di un metro e quaranta circa.
Però, considerata l'indole poco pacifica del proprietario, era meglio mangiare e stare zitti. Se poi qualcuno si azzardava a chiedere una zuppa inglese, per concludere il pasto, la risposta era "Zpa ingles? Fnoc!"  e giù due bei manrovesci lombardi. Se qualcun'altro chiedeva "Qualcosa di veloce",  lui rispondeva  "Di veloce c'ho il cazzotto".

Ma quando si riuniva il parlamento, c'era il piatto speciale:  orso alla brace. Cacciato personalmente da Guttalix nelle inaccessibili vallate della Val Trompia, veniva lasciato a macerare nel suo proprio sangue per 3 mesi buoni, con l'aggiunta di mirtillo e prezzemolo. Il povero animale non veniva nemmeno completamente scuoiato, così che ogni commensale potesse contemporaneamente sia mangiare che farsi dei calzari in pelle.
  
L'orso veniva poi cotto su una brace ottenuta dalla combustione lenta di 4 larici abbattuti direttamente a capocciate sempre dal buon Guttalix, che poi provvedeva anche alla cottura della bestia. Cottura che durava 2 giorni e 2 notti, perchè si sa:  l'orso è duro a morire, ma è più duro da mangiare, se non è ben cotto.
          
Di fianco alla sala principale della Trattoria, c'era una salone dedicato ai matrimoni dei padaniani e quindi praticamente sempre vuoto. Era arredato con poche vecchie tavole e sedie, ai muri erano affissi i palchi dei caprioli,  il capo dei cinghiali e le scarpe da ginnastica della moglie di Guttalix. Le tende erano rosso sangue orso. 
Lì, ogni sei mesi, si riuniva l'integerrimo e agguerrito parlamento dei padaniani.

In quella occasione, i 9 padaniani presenti  mi fecero sedere su una sedia impagliata; poi, mentre loro si abbuffavano di carne d'orso alla brace e bevevano sidro, feci un breve discorso sulla fratellanza tra i popoli.
Dopo di chè, tutti i presenti, si alzarono, si infilaroni in testa i loro elmi vichinghi, impugnarono le spade e mi presero a rutti e sputazzi. Un certo Calderix mi fece anche il gesto dell'ombrello.

Io, furente, me ne andai in fretta e furia, meditando di tornare in patria, radunare le truppe e dichiarare guerra ai padaniani.
Solo poi mi spiegarono che i padaniani sono dei burloni, che i loro gesti sono goliardia pura, che anzi, se ti ruttano contro e ti sputazzano la giacca, è segno di grande rispetto ed affetto. Il massimo dell'amicizia viene dimostrato con il vomito sulle scarpe.
Sono fatti così, sono dei giocherelloni.

Dicono loro.

Io però non ne sono convinto; non mi fido e da allora ho interrotto ogni tipo di rapporto diplomatico. Ho ritirato l'ambasciatore, chiusa la sede diplomatica di Chiaravalle Milanese e rafforzato le difese al confine. Adesso ci sono sempre due alabardieri, mentre prima ce n'era uno solo.

martedì 20 dicembre 2011

NUMERO MAGICO

Oggi mi hanno fatto notare che il numero prefetto è il numero 3, ma mi dicono che anche il numero 10 è un gran bel numero. Niente in contrario : de gustibus non sputazzandum est.
Ma la Moletania, come spesso accade, è una pecora nera e quindi dalle nostre parti il numero perfetto è il numero 9. Il perché è dimostrato matematicamente dal  prospetto sotto.

E’ un giochetto matematico che usano i bambini moletaniani per rendere più digeribile le tabelline, che oggettivamente sono la dannazione di ogni genitore.
Le tabelline sono una tortura psicologica che viene utilizzata per creare un senso di inferiorità nei bambini di 8 anni, che, poveretti,  prima dell’aver imparato le tabelline credono ancora in un mondo spensierato e in Babbo Natale. Dopo invece si rendono conto di quanto il mondo sia arido e schematico; di Babbo Natale non ne vogliono nemmeno più sentir parlare e se ne incontrano uno per le gelide strade di Moletania, sono guai. Per lui, naturalmente.
Quando vogliono i bambini sanno essere veramente cattivi, soprattutto se hanno passato tutto il pomeriggio sui libri di matematica.

Ma la matematica può essere anche divertente e a volte riserva delle piacevoli sorprese, per chi sa coglierne l’ironia. (?) .
Un esempio  lampante ce lo fornisce appunto la tabellina del 9.

09 x 01 = 09     0 + 9 = 9      letto al contrario 09 è 90
09 x 02 = 18     1 + 8 = 9      letto al contrario 18 è 81
09 x 03 = 27     2 + 7 = 9      letto al contrario 27 è 72
09 x 04 = 36     3 + 6 = 9      letto al contrario 36 è 63
09 x 05 = 45     4 + 5 = 9      letto al contrario 45 è 54
09 x 06 = 54     5 + 4 = 9      letto al contrario 54 è 45
09 x 07 = 63     6 + 3 = 9      letto al contrario 63 è 36
09 x 08 = 72     7 + 2 = 9      letto al contrario 72 è 27
09 x 09 = 81     8 + 1 = 9      letto al contrario 81 è 18
09 x 10 = 90     9 + 0 = 9      letto al contrario 90 è 09

Da notare poi nella seconda colonna, la progressione matematica 0, 1, 2, 3, ,4, 5, 6, 7, 8 e 9 e anche in senso contrario 9, 8, 7, 6, 5, 4, 3, 2, 1 e 0.

Quanto è bella la tabellina del 9, quanto è logica, quanto è esoterica, quanto è matematica .  Sarà per questo che in Moletania consideriamo il numero 9 un numero magico ?
In fondo rappresenta anche i 9 re magi, i 9 punti cardinali, i 9 porcellini, le  9 figure della santissima novenità, , i 9 Beatles, i 9 punti erogeni, i 9 fratelli per 9 sorelle, i 9 samurai,  e così via.
Tutti inventati ?
E allora cosa mi dite dei 9 pianeti  del sistema solare?  e dei 9 mesi di gravidanza ?  Inventati anche quelli ?
Vorreste forse dirci che i 9 mesi di gravidanza non sono la cosa più magica che esista ? Voglio vedere chi ci vuole contraddire.

Non crediate però che i moletaniani siamo un popolo così logico; sappiamo benissimo che ce ne andiamo a spasso nello spazio a bordo di un pianeta scalcagnato e che se qui c’è vita lo si deve solo a un caso, ad una probabilità su un milione di miliardi .
La logica è un’invenzione che mal si concilia con  la natura “bestiale” dell’uomo e che spesso si cerca di trovare una logica, dove logica non c’è.

Quello sopra è solo un giochetto per bambini, perché in Moletania siamo tutti devoti alla teoria del  caos .  Il caos è la madre di tutto e tutto finirà in un gran bel caos. Il signor Sgarbi (in questo caso "signor" è esagerato, direte voi) ne è la dimostrazione vivente. Ma anche il signor De Filippi (qui signor invece ci sta a pennello), la signora D'Urso, il signor Biscardi e tutta la televisione in generale, sono lì a dimostrarlo.
E la finanza creativa, i governi a due velocità, i popoli in piazza, lo spread, il consumismo, il traffico, il fisco: è tutto un immenso, incommensurabile, insostituibile CAOS. E l'essere umano, figlio prediletto del caos, ci sta a mollo. Ci sguazza.


Ma però non toccateci il numero 9, altrimenti vi scagliamo contro l’anatema delle 9 piaghe d’Egitto.

sabato 17 dicembre 2011

CI VORREBBE PAZIENZA

Ci sono storie che si possono raccontare solo di notte, perchè di notte si è più onesti con se stessi, si è più tranquilli e obiettivi.

Ci sono storie che si dovrebbero leggere solo di notte, quando tutti dormono e ci si può guarda in fondo all'anima, con santa pazienza. Ci si potrebbe bere un buon rosso di Montepulciano e iniziare a raccontare di un fantasma ovvero di Andrew l'ectopalasma. 
Si perchè, come vuole la letteratura fantastica più classica, anche la Moletania ha il suo fantasma; lui si materializza tutti i mesi di giugno di ogni anno, ma non in un giorno preciso. Tutti sanno che arriverà, tutti sanno che anche quest'anno compirà il suo dovere e il nostro destino, ma nessuno sa quando. Eppure lo aspettiamo e ben sappiamo quello che ci aspetta.

In vita si chiamava Andrew Zanardi e si occupava di tante cose, ma la cosa che più gli piaceva e gli riusciva meglio, era scarabocchiare.   

Lui scarabocchiava su tutte le superfici possibili: la carta bianca era il materiale più semplice, ma non disprezzava il cartone, le tele di canapa, le multe, le lenzuola stese al sole, i muri. E poi copertine dei dischi, manifesti  del cinema, abiti.  Anche le mucche chianine erano spesso oggetto dei suoi schizzi; una volta, al mercato di Polliano, ne venne scambiata una, che portava un suo disegno, per la bellezza di due tori.
Nei suoi scarabocchi lui metteva la vita. La vita di una generazione intera, i sogni, le utopie, la rabbia, la rivolta. 

Io non lo  conoscevo poi così bene. So che viveva vicino al torrente Resina ed era pieno di se; si credeva il più bravo al mondo nel disegnare (e forse lo era), si credeva fortissimo ed immortale. Molto spiritoso, ma non era quasi mai lucido e si inventava storie surreali. Con un carattere simile, inevitabilmente aveva pochi amici e io purtroppo non ero uno di questi.

La sua vita l'ha trascorsa così, sino a quando, un brutto giorno, inaspettatamente, ci ha lasciato. Aveva poco più di trentanni.

Per noi, gli  anni sono passati, la vita è continuata, anche senza di lui, e il vento del tempo ci ha cambiati. Sono stati dimenticati i sogni e le utopie; la rabbia si è tramutata in egoismo e di rivolta non se n'è più parlato.  
E così, dopo una decina d'anni dalla sua morte, ha iniziato a tornare nel mondo dei vivi. 


E anche quest'anno è arrivato il mese di giugno  e tutti noi, che anagraficamente abbiamo poco meno o poco più di cinquantanni, ci aspettiamo che  si materializzi. E lo farà, porco Giuda se lo farà. 

Una sera apparirà all'improvviso sul tetto del Palazzaccio Vecchio, si mimetizzerà con le statue in pietra, con pazienza aspetterà il momento buono e poi Andrew comincerà a pisciare in testa a tutti noi, che passeremo sotto.  
Come sempre, come anche quando era in vita, avrà il suo modo di fare strafottente. Noi invece faremo finta di non aspettarcelo, che non potevamo prevederlo, che la pisciata in testa ci arriva del tutto inaspettata e ingiusta.

Ma la verità è che tutti noi sappiamo benissimo come stanno realmente le cose.

Stefano, uno dei suoi migliori amici, tutti gli anni da sotto gli urla che, in questi ultimi vent'anni, non si è perso proprio niente e che non è successo niente di eccitante, di interessante. Che anzi, conoscendolo,  si sarebbe annoiato da matti.
Ma lui ci vuole urinare in testa per scuoterci, per farci ricordare quello che eravamo e che non siamo più.   
E non crediate che se oggi fosse ancora vivo, ci risparmierebbe. Anzi, ci piscierebbe in testa ancora con più gusto; accumulerebbe talmente tante scorie da espellere, da inondare tutta la Moletania.

Fatto il suo bisogno,  Andrew l'ectoplasma sparirà;  noi andremo a casa a farci una bella doccia calda e ci metteremo l'anima in pace, almeno sino al prossimo giugno, da aspettare con pazienza.

"Ehi Granduca, ma sto racconto non fa ridere neanche un po”. E' vero. Ma quando si scrive di notte, capita di ricordare qualche amico che non c'è più;  si tirano le somme e ci si immagina come sarebbe stata la vita in sua presenza .

E mica sempre viene da ridere. 
Ci vuole pazienza.





Un giorno
in autobus
ho pestato i piedi
a sant'Antonio
del Porcello
che mi ha detto:
Non sputare dove è proibito
non toccare il legno marcito
non derubare dei grandi il mito
non pestarmi del piede il dito.
Ed io circondato
da un'aureola
di sobria
spiritualità
vado ramingo
e vegeto
di qua e di là.

giovedì 15 dicembre 2011

IL MISTERO DELLA RICERCA E SCOPERTA DEL TESORO DELLA VIA FRANCIGENA PARTE QUARTA OVVERO RICCHI DI CULTURA

Tea Rosa Maria si chinò e cominciò a scavare a mani nude, subito aiutata dal regista e dall’inviato del mistero, e tutti insieme, dopo neanche un minuto, riportarono alla luce una antica incisione in bronzo del basso medioevo. I tre, con aria visibilmente soddisfatta,  presero a pulirla febbrilmente, per poter leggere ciò che all’inizio si poteva solo intuire .
 
A questo punto ero veramente preoccupatissimo; già mi immaginavo decine di altre troupe televisive che ci invadevano e noi che ci difendevamo con le balestre. Mi veniva da piangere.
Una volta tirata a lucido il terribile Pink Hetts ebbe l’onore di leggere l’incisione  “A Santa Maria Maddalena, debellatrice di busoni”. Fu un unguento balsamico per la mia anima, e allora mi tornò il buonumore e ricominciai a ridere.
Ma il regista non si perse d’animo. Prese un pennarello, corresse la U in una O, e iniziò a girare.
“Ehi, ma così non vale”, dissi io, ma non ci fu nulla da fare. Il terribile Pink Hetts aveva già tirato fuori il copione e aveva iniziato a snocciolare le sue storie insulse .

 Intanto la sensitiva era tornata dentro la chiesa e aveva iniziato a colpire il pavimento con il manico del piccone, come se stesse cercando uno spazio vuoto sottostante. Prima sperai che si colpisse un callo, ma poi la guardai con interesse, perchè se era chiaro che come medium valeva meno di scheda telefonica usata, come intuito non stava messa poi così male.
Mentre gli altri due erano ancora fuori a registrare fregnacce esoteriche medioevali,  lei ormai aveva scandagliato tutta la chiesa sotto ai miei piedi.  Ma non aveva ancora trovato nulla.
D'improvviso il manico del suo piccone individuò il vuoto che stava cercando. Alzò lo sguardo verso di me e mi domandò “Cosa faccio ? Rompo ?”

 
Avrei voluto rispondergli “Si, e anche parecchio”, ma adesso la cosa si faceva seria. Le buffonate erano finite; lo sfottersi reciprocamente lasciava il posto alla speranza di scoprire qualcosa di interessante, e questa speranza si era impadronita anche di me. Certo non speravo di trovare le tracce del passaggio in Moletania di Maria Maddalena, ma ormai ero curioso come un bambino alla vigilia di Natale.

Magari sotto c’era veramente il tesoro del ricchissimo cavaliere templare Bernardo da Deusvult oppure c’erano i documenti  di Frate Emilius da Schiavonia .
E allora, senza esitare, dissi : “Rompa pure”.
Dopo pochi colpi di piccone, il pavimento cedette e potremmo entrare in quello che un tempo era stato il tempio di Mitra.        

Ci  armammo di candele per poter vedere nella vergine oscurità dei secoli, entrando nel ventre della terra, nascosto agli occhi dei cristiani e dei Moletaniani. L’ambiente era molto piccolo, senza finestre, pieno di polvere e si riusciva a respirare solo perché avevamo praticato il foro.

Eravamo entrati nel mitreo e sopra di noi, sul soffitto, era dipinto un cielo stellato nel quale era possibile distinguere tutti i pianeti allora conosciuti.  Dell’antico tempio non era rimasto praticamente nulla. Le pietre erano state asportate, gli idoli frantumati; le colonne invece erano in parte intatte e in molti punti erano ancora loro a sorreggere il soffitto e il nuovo pavimento della chiesa.
Ci stavamo aggirando dentro un mondo dimenticato, che in seguito saremmo tornati ad esplorare io e la sensitiva Tea Rosa Maria , soli, senza copioni e telecamere, per il solo gusto della scoperta.
D’improvviso, in un angolo, trovammo i resti di un corpo decomposto. Di fianco a lui c’era una borsa in cuoio piena di soldi e titoli . Non era vestito però come un cavaliere templare,  né come un frate medioevale, ma piuttosto come un borghese .

  
Ci guardammo in faccia . Illuminato dalla luce della candela, il viso di Tea Rosa Maria  aveva un'espressione interrogativa,  ma io sapevo a chi apparteneva quel corpo .

Erano i resti mortali di Alex Rubicondi, direttore dell’unico ufficio postale, che più di trentacinque anni fa era scappato con tutti i risparmi dei Moletaniani . Probabilmente si era rifugiato in questo luogo per sfuggire all’ira popolare, magari con l’intento di scappare definitivamente dopo che le acque si fossero calmate e dove invece aveva trovato la morte, forse asfissiato.
I soldi erano ormai fuori corso, i titoli erano della Cirio e non valevano più nulla.  Decidemmo di lasciarlo lì, senza portar via nulla e senza dire del ritrovamento, né ai Moletaniani, né al resto della troupe. Acqua passata, non macina più.
Ritornammo alla luce.

 
Dopo centoventi ciak, finalmente  il terribile Pink Hetts ed il regista Pauli erano riusciti a girare il loro servizio esclusivo ed esoterico su Maria Maddalena e i bosoni. Nel frattempo le ballerine avevano fatto due telepromozioni e mille telefonate per gli appuntamenti in discoteca della prossima serata.

Il regista Pauli si rivolse alla  sensitiva ”Hai sentito altre vibrazioni dentro la chiesa”?  “No”, rispose lei “nessuna vibrazione importante che meriti la nostra attenzione”. Allora la troupe smontò tutto, caricando le attrezzature sui loro mezzi perché, come disse il regista, “il tempo è danaro, e abbiamo altre sette puntate da registrare. Anzi, dato che ci siamo, potremmo passare dalla Padania per registrarne una sul mistero del drago verde del lago Mangiacarrube”.
Il terribile Pink Hetts ci tenne a salutarmi con una bella risata in faccia, per certificarmi che la partita l’aveva vinta lui, malgrado la mia poca considerazione nutrita nei suoi confronti.
Ma io non me la presi; il tesoro non l’aveva trovato lui, come non l’avevo trovato io. Però la mia conoscenza era cresciuta, mentre a lui era cresciuta solo la barba.

 Approposito !!  Per quello che seppi ,  i padaniani non furono ospitali,  come lo fummo noi, e li presero preventivamente a cannonate, prima che potessero dire una sola  A. 
Il regista Pauli perse anche l’unico occhio buono.

mercoledì 14 dicembre 2011

IL MISTERO DELLA RICERCA E SCOPERTA DEL TESORO DELLA VIA FRANCIGENA PARTE TERZA OVVERO CERCANDO IL TESORO

 
Neanche avevo finito di scompisciarmi dal ridere che il regista Pauli esclamò “E sai quanto ce ne frega a noi?” 
“Cioè”?
“A noi mica ci importa di raccontare una storia vera, basata su avvenimenti storici e riscontri scientifici”, ribadì il regista. “A noi interessa che la storia abbia un accenno storico, poi ci pensiamo noi ad infarcirla di esoterismo, templari, cerchi magici e pataccate varie”, continuò il terribile Pink Hetts.
“Cioè”?
“La storia è solo un pretesto per poter mandare in onda la pubblicità. Una storia è una buona storia, non quando è vera, ma quando si può interrompere sul più bello dalla pubblicità” , riprese il regista Pauli.
“Cioè”?
“Noi abbiamo un copione da rispettare e un servizio esclusivo da realizzare. Adesso poi abbiamo anche una antica chiesa dedicata a Maria Maddalena, costruita su un precedente tempio dedicato a Mitra . E chi ci ferma più”?
“Cioè”?
“Cioè domani mattina presto saremo tutti e cinquanta davanti la chiesa, per trovare il tesoro di Maria Maddalena e state sicuri che qualcosa troveremo, a costo di smontarla pietra per pietra.”, disse con tono perentorio il terribile Pink Hetts.
Io deglutii amaro. Ormai si era fatto tardi e andammo tutti a dormire.
Sarà stato il vino, ma quella notte mi apparve in sogno l’Arcangelo Gabriele che mi guardava e mi sbeffeggiava; poneva la spada a terra, si girava, si abbassava le mutande e mi faceva una scoreggia fiammeggiante.  
Terribile presagio. Qui le cose si mettono veramente male.
 
La mattina del giorno dopo era il 24 giugno, la natività di San Giovanni e i tre stregoni ancora presenti in Moletania erano dediti, sin dalle prime luci dell'alba, alla raccolta della rugiada . 
Mi recai alla chiesa accompagnato dai miei due fidi alabardieri giganti Tre e Monti. Le orde barbare di Italiadieci erano tutte schierate davanti alla chiesa di “Santa Maria Maddalena”, armate di  pale e picconi e il terribile Pink Hetts, sorridendo mi disse : “Presto Granduca, abbiamo un tesoro da trovare oppure da inventare”.
“Si scava solo dopo aver ottenuto il mio consenso” dissi, “altrimenti vi scateno contro le bestie alabardate”.

A far parte della troupe televisiva c’era anche una sensitiva, la famosissima Tea Rosa Maria . Fù la prima ad entrare nella chiesa ormai sconsacrata e subito si dichiarò pervasa da vibrazioni metafisiche. 
Sull’altare avevo fatto mettere, molti anni prima, una pallina di argilla espansa dentro una teca e la spacciavo per la reliquia del calcolo renale della santa, per invogliare i turisti a far visita alla chiesa.
La sensitiva la prese subito in mano, la strinse nel pugno e immediatamente  cadde in uno stato di trance.  In cuor mio ero molto soddisfatto e pensavo che questi non avrebbero trovato neanche la Basilica di San Pietro a Roma, figuriamoci il resto.
La sensitiva diede cinque numeri per l’estrazione del lotto sulla ruota di Cagliari,  rivelò il vero significato del terzo segreto di Fatima e poi chiese al terribile Pink Hetts di uscire con lei all’esterno.
Contò tre passi verso est, due verso sud e piantò una pala a terra e ordinò  “Scavate qui” . 
  
Mentre loro presero a scavare, io continuavo a ridere. Questa volta ridevo proprio sguaiatamente, nel vederli sudare con pale e picconi a cercare di scavare nel terreno sassoso. 
E ogni volta che il piccone affondava nel terreno si udiva un suono secco: “Stock”, dovuto al sasso che veniva colpito dalla punta. Diede le prime cinque picconate il regista Pauli e furono cinque “Stock”, uno dietro l’altro. Io ridevo e pensavo “Ma che fatica fare il regista”.
Il regista si stancò subito e passò il piccone al terribile Pink Hetts, il quale diede altre tre picconate, ognuna di queste seguite da uno “Stock” e io continuavo a ridere. “Un bel campo da golf era quello che ci mancava”, dissi con sarcasmo al terribile Pink.
A questo punto prese in mano il piccone la sensitiva Tea Rosa Maria, la quale sferrò un colpo potentissimo e per tutta la vallata si sentì chiaramente “Pof”.
Ero molto preoccupato.
“Pof”?   Perché “Pof”  e non il solito “Stock”?.  Qualcosa non andava ; questa volta la punta non aveva incontrato un sasso. Perché? Cosa caspio avrà trovato ?

martedì 13 dicembre 2011

IL MISTERO DELLA RICERCA E SCOPERTA DEL TESORO DELLA VIA FRANCIGENA PARTE SECONDA OVVERO LA CHIESA DI SANTA MARIA MADDALENA


Raccontai  quello che mio nonno aveva imparato da suo nonno, a cui l’aveva raccontato suo nonno, che a sua volta lo aveva appreso da suo nonno, eccetera, eccetera, eccetera. 
Perché in Moletania, nelle lunghe sere di dicembre, quando fuori c’è la neve e il fuoco riscalda , i nonni raccontano storie ai bambini e queste storie parlano di un tempo lontano.

La Moletania, così anche come la Scavolonia, si trova  sulla antica via Francigena, che nel medioevo conduceva i pellegrini verso Roma e la Terrasanta. 
La Moletania a quei tempi era chiamata "Sub vannum Cateteris", cioè luogo posto sotto l'ala protettrice dell'imperatore Catetere ed era attraversata in continuazione da credenti penitenti, soldati, preti e delegazioni varie. L'allora abate di "Sub vannum Cateteris", Frate Emilius da Schiavonia, uomo giusto e retto, frate benedettino proveniente dal Monastero del "Sacro Saxo", all'inizio non fece molto caso a tutto quell'andirivieni di genti, credendola una moda passeggera che ben presto sarebbe terminata. 
Ma con il passare dei mesi, si accorse che le persone che transitavano non erano per nulla diminuite, anzi erano aumentate e ora tra loro c'erano persino nobili e cavalieri. 
"Strano modo di trascorrere le vacanze", si disse “Ma almeno fanno le partenze intelligenti”. 
 Si rese però anche conto che questa era un’occasione irripetibile per costruire una nuova chiesa, visto che la vecchia era ormai decrepita e per di più si trovava almeno a sette chilometri dalla via Francigena. E poi una chiesa non si nega a nessuno.
E allora si mise a fantasticare : "Una nuova chiesa, con tutti gli interni scolpiti, un pulpito altissimo, un bell'ospizio per dare riparo ai viandanti . Poi, col tempo, costruirò anche una bella sacrestia con idromassaggio, un circolo Acli, un cinema, un campo da calcio e un teatro. E non pagherò nemmeno l’ICI”. 

L'idea gli piacque e individuò il sito ove costruirla "Sulle rovine del vecchio tempio dedicato a Mitra, così lo dimentichiamo una volta per tutte".
Si iniziò quindi l'erezione della nuova chiesa: Hiran  l’architetto, progettava archi e volte;  gli scalpellini erano costantemente all'opera;  i liberi muratori erigevano mura in gran segreto; il Frate chiedeva l’applicazione dell’Iva agevolata; i viandanti continuavano a passare e lasciavano la loro offerta per la costruzione; ma i soldi non bastavano mai .
Un brutto giorno di dicembre dell'anno 1098 il  Frate Emilius da Schiavonia morì per colpa di una infezione alimentare contratta dopo aver provato una ricetta di sformato di patate, consigliatagli da Suor Benedetta da Parrodia.
I documenti dell'epoca riportano che la costruzione della chiesa allora si fermò, malgrado si fosse giunti ormai alla metà della sua opera e la chiesa divenne luogo di prediche estemporanee di  eremiti di passaggio. Rimase famosa la predica di Pietro l'eremita che infervorò i pellegrini circa il volere di Dio delle piaghe dei loro piedi e l'utilità dell'asino negli spostamenti medio-lunghi. Meglio ancora un buon cavallo.

 Fortuna volle che nella primavera del 1101 passò da quei luoghi un cavaliere templare che doveva dare esecuzione ad una richiesta di grazia ricevuta.
Il cavaliere templare era il famoso Bernardo da Deusvult che si dice disponesse di tanti e tali ricchezze da potersi comprare l'intera Trinacria.
Bernardo da Deusvult proveniva dalla Francia meridionale, era un ricchissimo conte, ma aveva il promogenito affetto da omosessualità (che purtroppo a quei tempi era considerata una malattia e anche oggi c'è qualche stupido che continua a sostenerlo).
Chiese quindi grazia alla Maddalena affinchè il figlio guarisse; cosa che regolarmente avvenne . Anzi, si dice che poi il figlio divenne un gran puttaniere e che morì in un bordello di Marsiglia, per colpa della terribile Viagrannabis, la  pillola blu che veniva fumata come uno spinello e che infestò tutta l’Eurasia.
Poi la Maddalena gli comparve in sogno e gli disse "Per sdebitarti della grazia ricevuta, dovrai erigere una chiesa che dovrà essere dedicata al mio culto. La chiesa dovrà avere pianta ottagonale con abside semicircolare, torre cilindrica, nove affreschi,  ingresso libero ma con parcheggio a pagamento e soprattutto deve essere eretta sulle rovine di un antico tempio di Mitra. Finchè non l'avrai terminata dovrai essere cavaliere templare e farti una bella crociata in terrasanta".      Bernardo non potè esimersi, divenne templare e si mise in viaggio per recarsi a Gerusalemme.
La sua sorpresa fù enorme quando, di passaggio da "Sub vannum Cateteris",  vide la chiesa in corso di costruzione, con pianta ottagonale, abside semicircolare, torre cilindrica. Mancavano i nove affreschi e il parcheggio a pagamento, ma a tutto c’è rimedio.
Si informò meglio e quando scoprì che la chiesa veniva costruita sulle rovine di un antico tempio di Mitra esclamò : “Bingo. La compro!!!!!! Che culo”.

Il diventare cavaliere templare ancora si poteva sopportare, ma di andare alla crociata proprio non ne aveva nessuna voglia.  Troppo lungo il viaggio, troppo caldo, troppa fatica e poi tutto quel sangue.
Insomma, di andare in terrasanta non voleva nemmeno parlarne : meglio comprarsi la chiesa, finire di costruirla, metterci sopra una bella targa con su scritto “A Santa Maria Maddalena, debellatrice di busoni” e tornarsene a casa a sorseggiare champagne.
 E così fece.

Quando finii il racconto, non potei certo trattenermi dalle risate : “Bosoni anziché busoni. E voi vi siete fatti tutti questi chilometri per niente.”

lunedì 12 dicembre 2011

IL MISTERO DELLA RICERCA E SCOPERTA DEL TESORO DELLA VIA FRANCIGENA PARTE PRIMA OVVERO L’ARRIVO DEI BARBARI

Quel pomeriggio mi chiamarono di gran fretta, chiedendo di recarmi al confine con la Scavolonia perché  era in atto un tentativo di invasione da parte delle tremende orde barbare di ITALIADIECI.
Mi scaracollai verso il confine e vi trovai i nostri soliti due alabardieri di guardia che stavano fronteggiando non meno di cinquanta persone tra tecnici, microfonisti, autisti, registi, sarti, ballerine, suggeritori, truccatrici e infine lui: il terribile Pink Hetts .
L’inviato del mistero, colui che svolge le indagini su eventi che non si riescono a comprendere, che dei fenomeni al confine del soprannaturale, ne fa il suo pane quotidiano. Colui che deambula con il toscano in bocca e un cappellaccio in testa; che affronta l’ignoto con una camicia inguardabile e le clarks ai piedi.
Uno spettacolo orribile.
Mi feci molto coraggio e decisi di affrontare il terribile Pink Hetts, ben sapendo che non avrei capito nulla dei suoi discorsi, ma sapendo altresì che neanche lui avrebbe capito una sola parola di quello che avrebbe detto. Mi apprestavo ad affrontare l’incarnazione stessa del niente, del vuoto, dell’aria compressa. Ma dovevo farlo; non potevo lasciare soli i miei uomini contro tutte quelle “fighette milanesi”.

Sul confine, ben piantato con i piedi per terra e il sigaro in bocca, c’era lui che mi attendeva con aria di sfida. “E’ lei il Granduca di Moletania” ? 
“Sino a prova contraria, sino a che non abdico oppure muoio”.
Allora tirò fuori un foglio dalla tasca della giacca e iniziò a leggere: “Siamo qui perché intendiamo eseguire un reportage televisivo su “Maria Maddalena” e la setta segreta della “debellatrice dei bosoni”
“ Prego ?”
Continuò a leggere il suo foglio, come se fosse un copione: “Si, da un documento originale ed esclusivo in nostro possesso e appena rinvenuto, risulta che verso la metà del 1800 fu trovato un documento originale ed esoterico, che a sua volta riproduceva la traduzione di un documento originale del 1623, che a sua volta riportava la raffigurazione di un documento originale del 1400, che a sua volta era la trascrizione di un documento originale dell’anno 1100 circa. Su questo documento risulta che nel medio-evo già avevano profonde conoscenze esoteriche della fisica quantistica e grazie all’esoterismo spirituale riuscivano a scomporre la materia in Bosoni e Fermioni. “
 “ Prego ?”
“E’ innegabile che Maria Maddalena ha tramandato a pochi eletti le sue conoscenze esoteriche per scomporre la materia e debellare i bosoni, salvando invece i fermioni, la parte utile della materia”.
“ Prego ?”
“E’ innegabile, dal documento esclusivo in nostro possesso, che Maria Maddalena  ha vissuto in Moletania e voi siete i suoi discendenti”.
Lo guardai fisso negli occhi mentre ripiegava il suo foglietto e lo riponeva nella tasca interna della giacca; ero più che convinto che neanche sapesse che cosa fosse un Fermione e quindi gli sparai una domanda fuori copione : “ E Maria Maddalena, dopo aver diviso la materia ed ottenuto i Fermioni, cosa se ne sarebbe fatta?”
Adesso era lui che mi guardava sbigottito diritto negli occhi e mi rispose “Dei fermoni per degli autobussoni”?
Lasciamoli entrare , pensai. Ci sarà da divertirsi. 
E l’orda barbara entrò in Moletania.

Dal canto mio, la tradizione mi impose di invitare a Palazzo per cena il  terribile Pink Hetts e il suo regista personale Pauli.
Quella sera continuarono a farmi una quantità enorme di domande  sulla vita di Maria Maddalena e le tracce della sua esistenza in Moletania, sulla discendenza di sangue della mia casata e di tutte le famiglie nobili di Moletania.
Quelle domande non avevano alcun senso logico. Malgrado non avesse un q.i. molto alto, anche lui sapeva benissimo che Maria Maddalena neanche sapeva dove stava la Moletania,  che non ci si era avvicinata per meno di 5.000 chilometri e che dei Bosoni e Fermioni, con tutto il rispetto, a Maria Maddalena non gli importava una beneamata mazza.
Ma il terribile Pink Hetts e il suo regista personale avevano un copione da rispettare e non potevano certo tornare a Segrate senza un servizio televisivo esclusivo, considerato tutti i soldi che avevano speso.
E quindi si proseguì con le domande prestabilite : “Ci sono state altre Maria Maddalena nella sua famiglia”?  oppure “In Moletania, avete dipinti sacri raffiguranti Maria Maddalena”? oppure “In Moletania, sono mai stati ritrovati insediamenti paleocristiani”? oppure “In Moletania, sono mai stati ritrovati vangeli apocrifi, conservati in una grotta”?
Naturalmente le mie risposte erano tutte negative, e più io rispondevo “No” e più lui si imbufaliva, e più lui si imbufaliva e più io godevo come un riccio. 
 Finchè, purtroppo, azzeccò una domanda “In Moletania, ci sono luoghi sacri dedicati a Maria Maddalena?”
Io sbiancai e, con voce sommessa, gli risposi “Si, una chiesa medioevale che si trova sulla vecchia via Francigena”.
Il terribile Pink Hetts allora sghignazzò e mi disse una frase che non dimenticherò mai: “Voi Moletaniani camminate sull’oro e neanche lo sapete”.
Poi mi chiese di raccontare della chiesa e io raccontai.

venerdì 9 dicembre 2011

PRENDETEMI TUTTO, MA NON IL ...............

Stiamo con il fiato sospeso. Siamo legati ad un filo.
Questa crisi ci porterà via tutto e tutto sta per finire.

E chi l'ha detto ?


Sono convinto che anche se la crisi mi riducesse in mutande, mi resterebbero alcune cose su cui continuare a fare affidamento e che mi potrebbero aiutare a vivere:


I figli quando ridono, i prati verdi in primavera, mia moglie innamorata, l’immaginazione, gli appennini da scoprire, tirare un sospiro di sollievo, gli amici veri,gli occhi azzurri di chi amo, la musica di Neil Young, i tramonti, le antiche case in pietra, le barzellette di un italiano un tedesco e un inglese, incontrare un capriolo sul sentiero, i genitori, far ridere i bambinile cattedrali, Enrico Berlinguer, il vino rosso, le passeggiate in centro di settembre,  i sogni, il sarcasmo, le chitarre elettriche, la storia, il fuoco, alcuni bei libri,i Pearl Jam,le patate al forno, Roberto Benigni, il Sasso di Simone, la vigilia di Natale, Berlusconi che da le dimissioni, l’architettura longobarda, i bei film, il primo Stefano Benni, il sabato pomeriggio trascorso a giocare a bigliardino, la  neve,  l’abbazia di San Galganoi bei ricordi , Alessandro Bergonzoni quando si incarta,  la gioventù, i cavalli al galoppo,  San Leo, le stelle cadenti d’agosto, le escursioni a piedi,i borghi antichi, le palline rosse sull’abete,  inventare storie, la bella notizia che non ti aspetti, i boschi .

giovedì 8 dicembre 2011

LA GRANDE CRISI





Mio padre Franz II si trovava in una brutta situazione.
La Moletania aveva bisogno di soldi e non sapeva dove prenderli. Tutto il paese attraversava una crisi nera, come non s'era mai vissuta prima.
I segnali della catastrofe immenente c'erano stati tutti.

Una notte di novembre la civetta aveva cantato tre volte, mentre nel cielo brillava una luna grande e piena come il giornalista Giulibucodelculo Rovigo, dopo essersi divorato il cenone di capodanno.
La mattina dopo, la Marisa si accorse che le sue mucche avevano fatto del latte che si tramutò immediatamente in margarina di mais.
Quella stessa mattina, il salumiere Federico ogni volta che metteva una fetta di mortadella sul piatto della bilancia, questa, come in preda ad un maleficio, emetteva strani lamenti, stile Gigi D'alexio.
L'orologio del Palazzaccio Vecchio d'improvviso si fermò allo scoccare delle otto e otto.
Il Notaro Eusebio Cartapecora impazzì e per tutta la mattinata rogitò gratis, ma tutti gli atti vennero poi annullati per la sua incapacità di intendere e di volere.
E alle 17 e trentadue, dopo l'orario di chiusura, Alex Rubicondi, direttore dell'unico ufficio postale locale, scappò con tutti i soldi dei Moletaniani.

In Moletania non è mai esistita una banca e quindi tutti i soldi erano depositati e gestiti dal Dottor Rubicondi. Nessuno seppe dove si rifugiò, ma ancora oggi, in occasione della luna piena del mese di novembre, tutti i cittadini di Moletania si radunano in piazza Purgatorio e, pronunciando una antica formula magica che dice”Cutavness un bugn in tè cul et sciupess”, uno alla volta punzecchiano con un grosso spillone un fantoccio a forma di direttore d'ufficio postale, che regolarmente poi viene dato alle fiamme.
Quindi non credo sia vissuto a lungo e comunque i nostri soldi dovrebbero essersi tutti quanti tramutati in medicine, anche omeopatiche.

Restava il fatto che il mio povero padre non sapeva come poter rimediare a questa situazione.
In tutta la Moletania non era rimasto che qualche misero spicciolo qua e là; la crisi era inevitabile, il default era dietro l'angolo.
Non c'erano più soldi per pagare i debiti, gli stipendi, le pensioni e le vincite della tombola.
Che fare?

Mio padre convocò di gran fretta il Gran Ciambellano Marroni Conduerre e si riunì con lui in seduta al Palazzaccio Vecchio.
Io avevo a malapena otto anni e quindi ho dei vaghi ricordi di quell'occasione, ma non dimenticherò mai le urla che sentii uscrire da quella stanza, le urla di dolore dei Moletaniani che sentivo invece provenire dalle strade e le urla dell'allora Ministro dell'Economia che non sapeva più come fare per tenerli buoni.

Affacciandosi dal balcone provò ad urlargli: “La cvisi è finita. Ma dai, ma dai, ma dai”, “Abbiamo vitvovato tutti i foldi. Ma dai, ma dai, ma dai”, “Vi davemo da mangiave a tutti quanti, ma dai, ma dai, ma dai”.
Ma nessuno gli credeva, la preoccupazione aumentava e il popolo era leggermente su di giri.

D'improvviso vidi spalancare la porta e uscirne mio padre, rosso in viso, vestito di rosso e anche con le scarpe rosse. E , rivolgendosi al Ministro dell'Economia, urlò:
“ Chi è quello che ci è sempre venuto a chiedere soldi per costruire le sue scuole private, i suoi asili privati, i suoi luoghi di culto privati, i suoi circoli privati, le sue scarestie private, i suoi dopolavori privati, ecc. ecc. ecc.” ?
“Il pavvoco “, rispose il Ministro.
“ E chi è quello che ci è sempre venuto a chiedere soldi per la manutenzione delle sue scuole private, i suoi asili privati, ecc. ecc. ecc.” ?
“Il pavvoco “, rispose il Ministro.
“ E chi è quello che ci è sempre venuto a chiedere soldi per gestire le sue scuole private, i suoi asili privati, ecc. ecc. ecc.” ?
“Il pavvoco “, rispose il Ministro.
“E chi è quello che non ci ha mai pagato un solo soldo di gabelle in tutti questi anni”?
“Sempre il pavvoco “, rispose il Ministro.
“E chi è quello a cui abbiamo dato l'ottoperottopermilledivisootto in tutti questi anni”?
“Il pavvoco “, rispose il Ministro.
“E chi ha la pancia più grossa e gonfia di Moletania, dopo Giulibucodelculo Rovigo ?
“Ancora il pavvoco “, rispose il Ministro.
“E chi è l'unico che non aveva i soldi all'ufficio postale”?
“Il pavvoco “, rispose il Ministro.
“E a chi prenderemo i soldi”?
“Al popolo”, rispose il Ministro. “Gli taglievemo le pensioni, non gli davemo gli stipendi e aumentevemo le tasse”.
“No, bestia. Al parroco!!!!!!” disse mio padre. “Nazionalizziamo i suoi soldi e tutti i suoi beni, che poi sono dei Moletaniani”.
“Siamo tutti scomunicati” disse il Gran Ciambellano Marroni Conduerre, mettendosi le mani tra i capelli; “Ma dai, ma dai, ma dai” disse sbiancando il Ministro.
“Ecchissenefrega”, disse mio padre.

Effettivamente da quel giorno la mia famiglia è stata scomunicata e la Moletania non ha più avuto una religione.
“Ecchissenefrega”, dico anch'io; e anche i Moletaniani. 

Se io oggi sono quello che sono, lo devo a mio padre; nel bene e nel male. E più passa il tempo, più gli assomiglio, anche quando non vorrei.  
Ma in questo caso, ne sono orgoglioso.